La Scuola, costo improduttivo da tagliare
In parte il ministro ha ragione: non sarebbe politicamente corretto parlare di scuole “eliminate”, perché fisicamente esse continuano ad esistere. Il problema è però che, tagliando presidenze e segreterie, se ne compromette ancor più l’efficienza, creando per tutti (lavoratori e studenti) ulteriori disservizi. Già ora le segreterie hanno poco personale e i dirigenti sono oberati di lavoro e responsabilità; i collegi, di dimensioni elefantiache, sono spesso composti da personale docente troppo eterogeneo (elementari, medie e superiori insieme); il numero degli alunni (sovrabbondante rispetto ai pochi collaboratori di sorveglianza) rende la vita a scuola fisicamente pericolosa (in edifici perlopiù malsicuri).
Tutto ciò tuttavia fa sì che lo Stato “risparmi” tanti bei milioni («dai 2,6 milioni di euro del 2024 fino agli 88 milioni del 2032 di fondi risparmiati», secondo il ministro leghista), da reinvestire «migliorando il trattamento economico di prèsidi e personale amministrativo». Intanto, però, di amministrativi e prèsidi ce ne saranno molti in meno: come sempre da 40 anni a questa parte, con qualsiasi governo in carica.
Novità: ce lo chiede l’Europa (ed è colpa di chi governava prima)
Ogni regione vedrà diminuire de iure i propri istituti. Di fatto ciò comporterà maggior distanza dalla sede centrale di ogni istituto (specie in montagna, nelle piccole isole e nel Sud) per moltissimi alunni e genitori; sarà più difficile amministrare le sezioni staccate più lontane; probabilmente aumenteranno gli alunni per ogni classe. D’altronde, secondo Valditara, è colpa — come sempre — del precedente governo, e in più ce lo chiede l’Europa: «Si tratta di una riforma obbligata, anche in linea con quanto definito dal precedente governo in accordo con la Commissione Europea».
Docenti più autorevoli grazie al governo e al suo “voto in condotta”
Comunque sia, il governo Meloni è compatto nel difendere la linea. A ottobre la sottosegretaria del MIM Paola Frassinetti (Fratelli d’Italia), parlando a Crotone, ha ribadito che, grazie al governo, va tutto bene nella Scuola: persino l’autorevolezza dei docenti sarebbe stata ristabilita. Come? «Introducendo il voto in condotta» e «aumentando gli stipendi». Evidentemente gli insegnanti erano distratti, perché di questi significativi progressi e “aumenti” non si sono proprio accorti. Tuttavia — bisogna ammetterlo — il morale è alto, il rancio ottimo e abbondante.
Combattere la dispersione scolastica mediante il (ri)dimensionamento?
Qualcuno però critica i provvedimenti del ministro leghista. «Siamo di fronte», attacca il “governatore” della Campania Vincenzo De Luca già nel giugno scorso, «a un tentativo di tagliare risorse e personale alle regioni del Sud».
Docenti più autorevoli grazie al governo e al suo “voto in condotta”
Comunque sia, il governo Meloni è compatto nel difendere la linea. A ottobre la sottosegretaria del MIM Paola Frassinetti (Fratelli d’Italia), parlando a Crotone, ha ribadito che, grazie al governo, va tutto bene nella Scuola: persino l’autorevolezza dei docenti sarebbe stata ristabilita. Come? «Introducendo il voto in condotta» e «aumentando gli stipendi». Evidentemente gli insegnanti erano distratti, perché di questi significativi progressi e “aumenti” non si sono proprio accorti. Tuttavia — bisogna ammetterlo — il morale è alto, il rancio ottimo e abbondante.
( DAL WEB)